Vertice UE a Sibiu
Si è tenuto a Sibiu (Transilvania), già capitale europea della cultura, il summit informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue.
Perché conta: Non deve stupire che il vertice non abbia prodotto decisioni di rilievo, ma solo una generica dichiarazione di intenti (documento in dieci punti) sull’unitarietà dell’Ue e sulla reciproca solidarietà tra i paesi membri. L’evento è stato impostato dalla presidenza ospitante primariamente per rilanciare lo spirito europeista della nazione neolatina in vista delle prossime elezioni, ricompattare il proprio gruppo europarlamentare (Ppe) dopo le divisioni su Fidesz (partito del premier ungherese Orbán) e dare un’immagine moderna e virtuosa della Romania, di un paese impegnato seriamente nella lotta alla corruzione.
Lo stesso Iohannis ha annunciato prima del vertice gli obiettivi che Bucarest ripone nell’Ue: entrare nello spazio Schengen in tempi rapidi e “scappare” dal Meccanismo di cooperazione e verifica che fin dal 2007 – anno dell’adesione all’Unione – pende come una spada di Damocle sulle teste di Bucarest e Sofia per l’implementazione delle dovute riforme in ambito giudiziario.
Non deve stupire nemmeno che tra gli obiettivi non sia presente l’adozione della moneta unica, tanto bramata fino a pochi anni fa. Oggi l’economia romena galoppa e il leu è una valuta stabile: secondo Palazzo Cotroceni non c’è ragione per sottostare ad altri diktat da parte delle stagnanti economie occidentali. Inoltre, non riscontrando particolari vulnerabilità in ambito energetico e delle materie prime, Bucarest potrebbe operare in futuro svalutazioni competitive per sostenere l’indotto creatosi a seguito dei grandi investimenti diretti esteri greenfield. Soprattutto nel caso in cui Bruxelles (e Berlino) decida per un sostanzioso e probabile taglio dei fondi di coesione comunitari.