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🇺🇸🆚🇷🇺 Usa vs Russia

I leader di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Russia hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla prevenzione delle guerre nucleari e sulla non proliferazione dei relativi sistemi d’arma. In un periodo di altissima tensione tra Nato e Russia, la sottoscrizione del documento è un gesto davvero significativo. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Non solo tutti i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono impegnati nello sviluppo di vettori ipersonici a capacità nucleare in grado di penetrare i sistemi difensivi avversari, ma i loro apparati stanno già pianificando l’efficace (ma anche efficiente) riposizionamento dei sistemi missilistici.

A febbraio si terrà un referendum di riforma costituzionale in Bielorussia. Tra le modifiche previste dal regime di Aljaksandr Lukašėnka vi è la rinuncia allo status di paese denuclearizzato. A quasi trentasei anni dal disastro di Černobyl’ (Ucraina), il paese più colpito dall’incidente si appresta ad accogliere sul proprio territorio il dispiegamento in pianta stabile di missili sia tattici sia strategici della triade nucleare russa. Mettendo dunque sotto pressione l’intero fronte orientale della Nato, a cominciare dai paesi B9 e dal conteso partner ucraino.

Il 3 gennaio, il segretario di Stato americano Antony Blinken si è intrattenuto in videoconferenza proprio con i ministri degli Esteri dei Nove di Bucarest per coordinare le azioni di contrasto all’assertività russa. Washington si appresta ad aumentare il proprio contingente militare in Bulgaria e soprattutto Romania – sede dello scudo missilistico della Nato Aegis Ashore. Il segmento meridionale del fianco euroatlantico pare il più bisognoso di puntellamento in vista di una ipotetica aggressione russa all’Ucraina.

La Casa Bianca prende sul serio le “linee rosse” tracciate dal capo di Stato russo Vladimir Putin. In vista dei tre grandi appuntamenti sulla parità strategica – Usa-Russia 10 gennaio, Nato-Russia 12 gennaio, Osce-Russia 13 gennaio – il presidente americano Joe Biden ha telefonato all’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, rimarcando ipso facto la scomoda posizione dell’equilibrista di Kiev. L’ex attore sarà infatti assente al primo vertice, quello decisivo per i destini del suo paese; nessun suo delegato presenzierà al secondo importante appuntamento, in quanto l’Ucraina non è membro (e difficilmente lo sarà) dell’Alleanza Atlantica; i rappresentanti di Kiev potranno partecipare al terzo e meno incisivo forum internazionale, con ridotta possibilità d’intervento e per essere sostanzialmente edotti su decisioni già prese in altre sedi. La posizione geostrategica dell’Ucraina – presto circondata dalla missilistica nucleare russa anche a nord – pare ancor più scomoda di quella del suo carismatico ma impotente presidente.

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