🇵🇱 Stato di emergenza in Polonia
La Polonia ha deciso di prolungare di altri sessanta giorni lo stato di emergenza lungo i confini con la Bielorussia, indetto per trenta giorni il 2 settembre scorso. La richiesta, accolta dal parlamento di Varsavia, è giunta direttamente dal capo di Stato Andrzej Duda.
Perché conta: La crisi dei migranti creata dal regime di Aljaksandr Lukašėnka porta con sé “utili” risvolti geopolitici per la diplomazia polacca. Con il rinnovo dello stato d’emergenza, Varsavia lancia un triplice messaggio: alla Russia, alla Germania, all’Unione Europea.
Primo, la Federazione Russa e i suoi paesi satelliti costituiscono la principale minaccia securitaria per la Polonia. Varsavia è intenzionata a farsi carico per conto degli Stati Uniti (alleato strategico) degli oneri necessari per il rafforzamento del segmento che le compete della nuova cortina di ferro. La ripartizione delle sfere di influenza tra Washington e Mosca richiede un attento monitoraggio, soprattutto ora che le truppe moscovite sono più attente al cuneo bielorusso.
Secondo, l’impiego di 4 mila funzionari della Guardia di frontiera e di 2.500 militari lungo i 418 chilometri di confine ha come scopo collaterale l’esclusione di Minsk dai vantaggi commerciali e logistici di cui ha goduto negli anni passati. Con le frontiere ultra-presidiate, la Germania sconterà maggiori difficoltà nel bypassare le sanzioni imposte alla Russia mediante triangolazioni mercantili in territorio bielorusso. La misura è parzialmente ritorsiva: Varsavia non ha ancora accettato l’inevitabile perdita di laute royalties per il transito del gas russo verso l’Europa occidentale dovuta alla realizzazione del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2.
Terzo, il non coinvolgimento di Frontex nell’assunzione di tale provvedimento e nell’implementazione dei piani per sigillare il confine è un plateale disconoscimento dell’autorità di Bruxelles. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera – con sede proprio a Varsavia – costituisce solo una zavorra politica e diplomatica agli occhi delle forze euroscettiche che guidano la Polonia. Il governo di Mateusz Morawiecki non ha intenzione di essere oggetto di critiche (foriere di sanzioni) sulla gestione umanitaria del fenomeno migratorio. I respingimenti verso la Bielorussia continueranno in modo coatto e indelicato senza la presenza di osservatori comunitari e curiosi attivisti di ong.
La Polonia tiene a distanza la Russia, colpisce la Germania e ignora l’Unione Europea.
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