🌊⚫ Sea Breeze 21
Ieri sono cominciate nel Mar Nero le esercitazioni preminentemente navali Sea Breeze 21 co-organizzate da Ucraina e Stati Uniti. Le manovre dureranno fino al 10 luglio e coinvolgeranno 32 paesi (Nato e partner), 5 mila militari, 32 imbarcazioni, 40 velivoli e 18 reparti d’élite. I partecipanti provengono da tutti i cinque continenti abitati.
Perché conta: Le esercitazioni annuali si svolgono in un clima particolarmente teso fra Russia e Stati Uniti. L’appendice semi-chiusa del Mediterraneo non sfugge al confronto delle due grandi potenze nucleari. Se lo scopo di Washington è quello di rassicurare con la saltuaria presenza alleati e partner rivieraschi, quello di Mosca è di ribadire che il Mar Nero è un “lago russo”. Se per la potenza oceanica (Stati Uniti) l’occluso bacino è solo un cul-de-sac marittimo dal contenuto valore tattico, per l’assertiva potenza litoranea (Russia) rappresenta l’unico accesso acquatico ai mari caldi. Dunque d’irrinunciabile impatto strategico. Non stupisce quindi l’irritazione del Cremlino nel vedere organizzate imponenti manifestazioni di forza sulla soglia di casa.
Il malumore è apparso evidente quando la scorsa settimana un’imbarcazione russa ha intimato con colpi da fuoco al cacciatorpediniere britannico HMS Defender di allontanarsi dalle acque territoriali russe prospicienti Capo Fiolent (Crimea). Malumore che si è poi tramutato in stizza alla negazione dell’accaduto da parte di Londra. Al punto che la Federazione ha deciso di ricambiare, organizzando esercitazioni navali nel Mediterraneo orientale in una zona ove stazionava la portaerei britannica HMS Queen Elizabeth.
Una cosa appare certa fin da subito: saranno due settimane foriere di attriti e scaramucce, con rischio di altri incidenti. L’intelligence militare russa ha infatti mangiato la foglia: quest’anno Sea Breeze non si limita a essere un esercizio di routine o una manifestazione di forza. Le esercitazioni multinazionali saranno una copertura per il trasferimento di moderna tecnologia militare all’Ucraina, già impegnata nel conflitto del Donbas.
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