Commenti

🇷🇴🇫🇷 Romania francofila

Il presidente Emmanuel Macron ha pubblicamente esternato la disponibilità della Francia a dispiegare truppe in Romania. Il contributo di Parigi rientrerebbe nella cornice della Nato e sarebbe finalizzato a integrare il dispositivo difensivo di Bucarest. Il presidente Klaus Iohannis ha immediatamente accolto con favore la proposta francese: «Il partenariato strategico tra Romania e Francia sarà così rafforzato sul versante orientale, nella regione del Mar Nero».

Perché conta: L’ammiccamento dei due capi di Stato “latini” non chiama direttamente in causa il convitato di pietra: la Russia di Vladimir Putin. Ma lascia intendere che la Federazione costituisce una minaccia concreta alla sicurezza della Nato e, in particolare, dei paesi membri orientali. Come suole ricordare il ministro degli Esteri della Romania Bogdan Aurescu (già consigliere personale di Iohannis), l’area del Mar Nero e dei Balcani costituisce l’anello debole dell’intera Alleanza Atlantica. Ragion per cui la diplomazia di Bucarest si sforza in ogni forum occidentale di rilievo (Nato, Ue, Iniziativa dei Tre Mari) di redarguire i governi più distratti sulla necessità di rafforzare militarmente e logisticamente il segmento meridionale del fronte est.

Il peso negoziale crescente della Romania, vero e proprio perno strategico degli Stati Uniti, cattura ora le attenzioni di quei paesi desiderosi di proporsi (velleitariamente) come garante alternativo alla superpotenza americana per la sicurezza europea. Come la Francia, appunto. La proposta di Macron di dislocare qui delle truppe è alquanto sagace. Sia i costi sia i rischi sarebbero relativamente contenuti, a fronte di un incremento sostanziale dell’influenza politica di Parigi sulla nazione carpatica a tutela degli interessi economici d’oltralpe. Anche nel caso di effettiva invasione russa dell’Ucraina, l’aggressione alla Romania resterebbe altamente improbabile. Quasi certamente la Russia si fermerebbe sulla sponda sinistra del fiume Nistru/Dnestr. Per almeno tre ragioni d’importanza crescente.

Primo, né la Bessarabia né la Bucovina settentrionale sono considerate dai notabili di Mosca come parte integrante del russkij mir (mondo russo). Inoltre, né l’una né l’altra provincia storica della România Mare (Grande Romania) hanno risorse naturali o industrie di pregio.

Secondo, la Russia sa dosare le proprie energie. Per questo non è intenzionata a invadere lo spazio strategico statunitense avvicinandosi militarmente al delta del Danubio. Costringere altresì le Forze romene a occupare “controvoglia” il Budjak (Bessarabia storica) per tenere a distanza la minaccia russa risveglierebbe ipso facto gli attriti mai sopiti tra Kiev e Bucarest.

Terzo, il Cremlino vuole mostrare alla Casa Bianca l’intenzione di non superare a ovest la “linea rossa” ideale, ovvero l’asse Kaliningrad-Tiraspol.

L’Eliseo si è accorto di quanto sia conveniente in termini di rischi/benefici esprimere solidarietà a Palazzo Cotroceni. Tra gli interessi parigini vi è quello di sbloccare laute commesse in campo militare (corvette e fregate), soprattutto dopo essere stati scalzati da Israele nel programma romeno dei droni. A questo si aggiunge la possibilità di accedere a risorse naturali non pienamente sfruttate nell’entroterra carpatico (terre rare) e nel litorale eusino (giacimenti di idrocarburi) per sostenere una politica industriale di rinnovamento. Di fronte allo spauracchio russo, per la Romania è confortante ricevere una seppur calcolata solidarietà dalla nazione che più di tutte l’ha ispirata nel forgiare uno Stato moderno (costituzione, centralismo, divisioni amministrative, ampi boulevard, bandiera tricolore eccetera).

Link: https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-20-gennaio-conferenza-stampa-biden-russia-nato-ucraina-romania-francia-india-s400-emirati-turchia/126457