🇰🇿 Presidio Kazakistan
Il presidente del Kazakistan Kasym-Žomart Tokaev ha annunciato che «le operazioni anti-terrorismo hanno avuto successo» e che l’ordine costituzionale è stato ripristinato. In 48 ore potrà iniziare il ritiro «graduale» del contingente Csto – Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan – completabile in una decina di giorni.
Perché conta: Le parole del successore del “padre della patria” Nursultan Nazarbaev sono primariamente a uso interno, ma con un risvolto significativo sul piano internazionale. Il comunicato a reti unificate del ripristino della legalità accredita il nuovo uomo forte di Nur-Sultan (ex Astana) di fronte alla popolazione, sia essa timorata o ribelle. L’annuncio del ritiro delle truppe alleate a pochi giorni dal loro celere dispiegamento tranquillizza la nazione e confuta la tesi di una occupazione russa mascherata. Il fatto che le operazioni di ripiegamento abbiano inizio in concomitanza con il summit Osce-Russia sugli equilibri strategici del 13 gennaio è una vera astuzia diplomatica. Lo scaltro Tokaev – sempre in coordinamento con il presidente russo Vladimir Putin – intende mostrare la genuinità dell’ausilio militare russo e, soprattutto, portare prove di infiltrazioni straniere nella «rivolta colorata» della scorsa settimana. Tutti i sei aderenti alla Csto sono infatti anche membri Osce: durante il vertice di Vienna interverrebbero in veste di testimoni diretti.
Tuttavia è difficile credere che il “graduale” ritiro sia completato nella sua totalità. Le truppe russe libereranno certamente le strade per non essere visibili alla popolazione, ma parte del contingente si ritirerà nella promessa base permanente nel plesso del cosmodromo di Bajkonur a pertinenza russa. La struttura aerospaziale è di fondamentale importanza per Mosca e le sue aspirazioni nella nuova corsa allo Spazio. L’attore rivale che ne entrasse in possesso potrebbe posizionare satelliti armati geostazionari sul vasto territorio della Federazione. Una spada di Damocle che il Cremlino non può in alcun modo consentire.
L’approccio della Russia nella gestione della crisi kazaka è ampiamente apprezzato dalla Cina. Pechino si rende disponibile a presidiare militarmente il vasto paese transcontinentale, contribuendo alla sua stabilità interna. Le risorse naturali (gas, petrolio, uranio) del Kazakistan ingolosiscono la Repubblica Popolare, ma è l’implementazione dei progetti infrastrutturali per le nuove vie della seta terrestri a spingere il Dragone a offrire ausilio.