🇵🇱🆚🇧🇾 Polonia contro Bielorussia
La Polonia accusa la Bielorussia di aver oltrepassato per circa 300 metri il confine in comune con truppe armate vestite di uniforme d’ordinanza nella notte tra l’1 e il 2 novembre. Il ministero degli Esteri polacco ha convocato l’incaricato d’affari bielorusso Alexander Chesnovsky per chiarimenti.
Perché conta: Varsavia qualifica l’accaduto come «provocazione deliberata» e lo considera come la più grave di una lunga serie d’infrazioni orchestrate da Minsk. Se in passato militari bielorussi hanno sparato a salve per intimorire la Guardia di frontiera polacca o incoraggiato i migranti a distruggere le barriere di filo-spinato di recente costruzione, l’ultimo atto è percepito dal governo Morawiecki come vera aggressione. Non importa se priva di conseguenze tangibili. L’attenzione verso l’artificioso fenomeno migratorio deve restare alta principalmente per due ragioni: primo, persuadere l’Unione Europea a finanziare con fondi propri la costruzione di barriere lungo i confini orientali; secondo, praticare una cesura totale verso i paesi satellite della Federazione Russa.
In entrambi i casi la Polonia si mostra diligente verso gli Stati Uniti, che già considerano il paese baltico come imprescindibile bastione anti-russo. Varsavia ferma sul proprio territorio una grossa parte degli investimenti americani in materia di difesa ed energia in Europa.
Lo sconfinamento bielorusso è difficilmente dimostrabile a causa dell’assenza – per espressa volontà  di Varsavia – di una missione Frontex lungo i confini orientali del paese comunitario, ma anche per il disincentivo politico all’attivismo delle ong nell’area. Tuttavia, il fatto che i notabili del regime di Aljaksandr Lukašėnka non abbiano ancora smentito l’accaduto costituisce di per sé un messaggio: un solco più marcato lungo la nuova cortina di ferro fa comodo sia alla Polonia sia alla Bielorussia.
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