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🌊⚫ Obiettivo Mar Nero

Il 27 aprile una nave della Guardia costiera degli Stati Uniti è entrata nel Mar Nero col fine dichiarato di sostenere gli alleati e i partner rivieraschi della Nato. La USCGC Hamilton è la prima imbarcazione statunitense di questa categoria a stazionare nel bacino dal 2008. Il giorno prima del suo ingresso l’unità ha effettuato esercitazioni congiunte con il cacciatorpediniere USS Roosevelt nel Mar Egeo. L’incrociatore lanciamissili Mosca della Marina militare russa è salpato per svolgere con altre imbarcazioni manovre militari con lancio di missili non lontano dall’aerea operativa dell’imbarcazione americana.

Perché conta: La nave statunitense di classe Legend è concepita per il pattugliamento delle zone costiere, ma è dotata di caratteristiche tecniche simili alle fregate leggere. Essa non è dotata di missili o siluri, ma l’istantanea reazione russa palesa il fatto che le recenti tensioni nel Mar Nero non si sono affatto smorzate. Mosca non è intenzionata ad abbassare la guardia. Per tale ragione le due navi d’assalto della flotta del Nord non torneranno per ora nel Mar Baltico. Così come potrebbero rimanere a Sebastopoli anche le quindici imbarcazioni d’assalto anfibio giunte nelle settimane scorse dal Mar Caspio. Mantenendo nello specchio d’acqua i tre comandi (Mar Baltico, Mar Nero, Mar Caspio), il Cremlino vuol rammentare a tutti perché il bacino è chiamato gergalmente “lago russo”.
La risposta moscovita è avvalorata anche dalle simulazioni di battaglia navale rapidamente organizzate oggi dalla flottiglia del Mar Caspio con l’impiego di tutte le navi dotate di missili da crociera Kalibr. Con la loro gittata di circa 2.600 chilometri, dal mare chiuso i cruise russi sono in grado di colpire qualsiasi minaccia navale, sottomarina e terrestre nello spazio eusino. Dunque Mosca tiene a segnalare a Washington la propria predisposizione alla reazione smisurata. Ovvero alla risposta «asimmetrica, rapida e dura» messa in conto dal presidente Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione del 21 aprile scorso. In questo contesto d’alta tensione va inquadrato anche il comunicato secondo cui la fregata Maresciallo Shaposhnikov della flotta del Pacifico sarebbe già stata equipaggiata con i moderni missili ipersonici Zircon. Proprio come annunciato dal capo dello Stato russo nel suo discorso sulle linee rosse. Il messaggio è chiaro: la Russia non bluffa (quasi) mai.
La vera goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’annuncio del premier ucraino Denys Shmyhal — in una conferenza congiunta con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg — di voler costruire due nuove basi navali dell’Alleanza Atlantica: una nel Mar Nero e una nel Mar d’Azov. Una provocazione fuori scala per il Cremlino. La Russia ricorda a tutti che, prima di fare progetti, in un mare occluso bisogna riuscire a entrarci.

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