🇮🇱🇺🇦 Missili israeliani in Ucraina?
La giunta del comune ucraino di Mariupol è intenzionata ad acquistare da Israele una batteria missilistica Iron Dome. A riferirlo è lo stesso sindaco Vadim Boychenko. Per il momento, il ministero della Difesa d’Israele e il produttore Rafael Advanced Systems non hanno né confermato né smentito la proposta ricevuta.
Perché conta: Mariupol è una città del Donbas sotto controllo governativo di estrema importanza strategica. Sia per la logistica portuale necessaria all’export di prodotti siderurgici – estratti e lavorati nella regione di Donec’k – sia per il ruolo di frapposizione terrestre tra le repubbliche separatiste filorusse e la penisola di Crimea (Federazione Russa).
In passato la città è già stata bersaglio di lanci missilistici da parte delle forze indipendentiste, subendo vittime civili. Per questo da anni l’aeroporto cittadino è chiuso. La giunta ha interesse a riaprirlo, riattivando i voli di linea e rilanciando così l’economia stagnante. Ma per farlo ha bisogno di una valida protezione dello spazio aereo. L’efficienza dimostrata da Iron Dome nella disfida missilistica Tsahal/Hamas di maggio ha spronato le autorità locali a considerarne l’acquisizione. Se la “Cupola di ferro” è in grado di proteggere l’aeroporto Ben-Gurion che dista 8 chilometri dalla Cisgiordania, a maggior ragione può difendere le piste di Mariupol situate a 40 chilometri dalla linea di contatto nel Donbas – questo il ragionamento della giunta cittadina.
Una delegazione israeliana potrebbe recarsi a fine giugno a Mariupol per consultazioni. Ma quasi certamente porterà con sé una controproposta: la compravendita del sistema mobile a raggio intermedio Fionda di Davide dello stesso produttore. Iron Dome non è dispositivo votato all’export (gli Stati Uniti sono l’unica eccezione grazie al contributo dell’azienda Raytheon al suo sviluppo) a causa della tecnologia particolarmente performante, che Gerusalemme vuol custodire gelosamente. Inoltre, non è interesse di Israele incrinare i rapporti con la Russia.
Due cose però appaiono certe: primo, i notabili di Mariupol temono una massiccia offensiva delle forze filorusse; secondo, il fatto che siano state delle autorità cittadine a prendere contatti con grandi produttori stranieri di armamenti senza coinvolgere il governo di Kiev è un indicatore di quanto sia sfilacciata la politica interna dell’Ucraina.
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