Commenti

🇺🇸🇷🇺 La risposta degli Stati Uniti

L’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca John Sullivan ha consegnato nelle mani del viceministro degli Esteri della Federazione Russa Alexander Grushko la risposta scritta di Washington alle proposte russe per le garanzie di sicurezza. Il «documento negoziale non formale» è stato «pienamente coordinato» con l’Ucraina e gli alleati europei, parola del segretario di Stato Usa Antony Blinken.

Perché conta: La risposta non protocollare di “chiusura-apertura” di Washington giunge a distanza di oltre un mese dalle richieste formali di Mosca (17 dicembre 2021). Segno questo di una duplice esigenza di guadagnare tempo sul piano del soft e dell’hard power.

Primo (soft power), la ricerca di una formula consona in grado di salvare capre e cavoli di fronte alle brame del lupo – o meglio dell’Orso – russo richiede ingegno e pazienza. Le divergenze interne alla Nato sono evidenti, così come i timori di Kiev di essere abbandonata al proprio destino. Alle misure forti invocate dai “falchi” baltici (Polonia e Lituania) e anglosassoni (Regno Unito e Canada) si contrappone il generico desiderio di evitare guai delle “colombe” della retroguardia continentale (Francia, Germania, Italia, Spagna). O addirittura il rifiuto manifesto di intervenire a difesa di un paese «corrotto» non membro dell’Alleanza Atlantica, come quello espresso dalla Croazia. Ecco perché la risposta statunitense prevede di non rinunciare (chiusura) alla politica euroatlantica delle “porte aperte” per rassicurare i partner esterni Ucraina e Georgia, ma propone altresì di continuare i negoziati con Mosca (apertura) per rincuorare diplomaticamente le cancellerie meno assertive.

Secondo (hard power), l’esposizione militare pressoché assoluta dell’Ucraina (accerchiamento bellico), la sottodimensionata presenza di truppe americane nei paesi B9 (fronte est della Nato), le lunghe linee logistiche intercontinentali e il sorgere di nuove minacce in altre regioni del mondo richiedono un riassetto che non può essere repentino. Soprattutto in considerazione dell’enorme ammontare di truppe e mezzi russi in fase di dispiegamento nei distretti più occidentali della Federazione e, soprattutto, in Bielorussia. Il dipartimento di Stato Usa ha addirittura proposto a Mosca l’ispezione delle basi Nato di Redzikowo (Polonia) e Deveselu (Romania), affinché si accerti del carattere puramente difensivo dello scudo missilistico a stelle e strisce. Subappaltare ai satelliti europei (Polonia e Romania in primis) la difesa dell’appendice occidentale del Vecchio Continente, rifornendo al contempo l’Ucraina di armi moderne per l’autodifesa, pare essere l’unica via realizzabile e dagli oneri contenuti per la superpotenza. Ecco perché la risposta statunitense non è formale: se fosse ammantata di carattere definitivo e insindacabile, il rivale russo sarebbe spronato a interventire militarmente prima che Washington riesca ad approntare adeguate contromisure belliche.

Nelle ultime settimane, la diplomazia moscovita ha mostrato una certa insofferenza verso l’approccio traccheggiante dell’Occidente. Ma il continuo rinvio di una risposta chiara e netta da parte della Casa Bianca ha concesso al Cremlino un vantaggio enorme. Con tutti gli occhi occidentali puntati sull’Ucraina, la Russia di Vladimir Putin sta letteralmente occupando la Russia Bianca di Aljaksandr Lukašėnka. Con il benestare di quest’ultimo e nella solida cornice dell’Unione statale, i russi potrebbero anche decidere di non andarsene più.

Link: https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-27-gennaio-diplomazia-usa-russia-nato-ucraina-blinken-wang-cina-germania-egitto/126514