Commenti

🇷🇺🇹🇯 La Csto dei russi in Tagikistan

Il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov ha affermato che «la situazione in Afghanistan si sta deteriorando rapidamente». Mosca sarebbe pronta ad appoggiarsi alla base militare 201 (sotto giurisdizione russa) in Tagikistan per proteggere le frontiere dello Stato alleato ospitante. La base giuridica dell’intervento difensivo risiede nel Trattato di sicurezza collettiva (Csto), sottoscritto nel 1992 da sei nazioni dello spazio post-sovietico: Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e, appunto, Tagikistan.

Perché conta: Negli ultimi giorni si sono intensificati i passaggi illegali in territorio tagiko e uzbeko di soldati regolari afghani, in fuga dall’avanzata verso nord dei taliban. La situazione preoccupa in particolare Dušanbe, che sta registrando migliaia di sconfinamenti. Il Tagikistan non paventa solo l’ingresso di armi e uomini “traditi” dalla ritirata statunitense dall’Afghanistan – facilmente arruolabili in nuove sigle terroristiche – ma teme proprio che i taliban non arrestino l’avanzata una volta raggiunto il confine tagiko.

Il presidente Emomali Rahmon teme soprattutto il rientro in patria dei ribelli confinati in Afghanistan nel 1997, al termine della guerra civile che lo vide vittorioso. Una saldatura ideologica e operativa tra gli islamisti tagiki e i taliban afghani potrebbe causare la riedizione del conflitto del 1992, che comportò una pulizia etnica, decine di migliaia di morti e un milione di profughi.

Queste paure portano la Russia nel paese centroasiatico. In una telefonata con Vladimir Putin, il leader tagiko si è detto favorevole al supporto delle truppe di Mosca ai confini meridionali. La Russia vanta già una notevole esperienza sul campo: tra il 1992 e il 2005, le frontiere tagike sono state controllate da doganieri russi sulla base di un accordo bilaterale. Fin dai tempi dell’Unione Sovietica, il Cremlino è consapevole che per controllare l’Asia Centrale, l’aspetto doganale è di gran lunga più funzionale di quello militare. La supervisione dei confini è più risolutiva dell’occupazione militare in sine. Controllare cosa entra ed esce e tenere separate le varie etnie è gioco vincente (perché low cost) per garantirsi influenza.

Tanto che Rahmon – etnocentrista che ha cambiato il proprio cognome di nascita (Rahmonov) e proibito l’uso di desinenze russe nei nuovi nomi – è costretto a chiedere aiuto allo sgradito alleato moscovita per non rischiare di essere rovesciato (o peggio).

Link: https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-7-luglio-haiti-presidente-assassinato-missioni-militari-italia-afghanistan/124196