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🇪🇺🆚🇧🇾 La battaglia dei migranti

Il governo polacco ha annunciato di aver elevato a 12 mila il numero dei militari a presidio del confine orientale, per fronteggiare l’ingresso di centinaia di migranti dalla Bielorussia.

Perché conta: L’artificiosa crisi migratoria concertata dal regime di Aljaksandr Lukašėnka raggiunge nuovi livelli. L’esercito di Minsk scorta con armi automatiche colonne di migranti – 4 mila secondo le autorità di Varsavia – verso il confine polacco e intima loro di abbattere le barriere anche con l’impiego di arieti improvvisati (tronchi d’albero). Il dispiegamento in linea delle truppe bielorusse impedisce ai migranti di arretrare, spronandoli altresì a proseguire in direzione del loro vero obiettivo: la Germania.
Quella dei flussi migratori eterodiretti è una forma di guerra ibrida particolarmente insidiosa per la Polonia, il cui esecutivo è soggetto a frequenti accuse a Bruxelles di violare i diritti umani. Il respingimento coatto non favorirebbe l’appianamento dei dissidi. Per tale ragione non sussiste alcuna missione di supporto Frontex in Polonia, nonostante l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera abbia sede proprio a Varsavia.
Tuttavia, la preoccupazione della Germania per un’immigrazione ingente e destabilizzante spinge gli organi comunitari ad approntare nuove iniziative sanzionatorie verso la Bielorussia. Ma tali azioni penalizzerebbero l’industria tedesca, impossibilitata a operare triangolazioni mercantili su territorio bielorusso per aggirare le sanzioni alla Russia. Ecco perché, rispetto alle misure economiche del passato, il ministro dell’Interno della Bundesrepublik propende ora per una «sicurezza strutturale delle frontiere», «naturalmente non con l’uso delle armi da fuoco, bensì con altre opzioni disponibili». Parole vuote per le autorità di Minsk, che sta facendo ampio uso di raffiche di avvertimento verso la Guardia di frontiera polacca e i migranti più titubanti. Gli accordi sull’Unione statale tra Russia e Bielorussia (e la nuova dottrina militare congiunta) hanno reso Lukašėnka ancor più temerario.

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha difeso apertamente le posizioni del paese fratello, citando la situazione dell’Italia: «È inammissibile che Bruxelles utilizzi standard diversi tra Polonia e Italia in merito alla condotta sui flussi migratori. È inoltre necessario evitare doppi standard in relazione ai paesi da cui provengono i rifugiati».

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