🇲🇩🇷🇺 Kozak in Moldova
Mercoledì 11 agosto, il vice primo ministro della Federazione Russa Dmitrij Kozak ha incontrato a Chişinău il presidente della Repubblica Moldova Maia Sandu. L’incontro è stato breve, ma intenso e cordiale. Forse un lavoro preparatorio a un futuro incontro tra il capo di Stato moldavo e l’omologo russo Vladimir Putin. I temi sul tavolo sono primariamente di natura economica e securitaria.
All’economista moldava sta a cuore rilanciare l’economia della piccola repubblica, ripristinando l’export di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli verso il grande mercato della Federazione e tenendo basso il prezzo del gas naturale russo verso la Bessarabia. Se è vero che da ottobre gran parte delle forniture transiteranno attraverso il nuovo allacciamento Iași-Ungheni-Chişinău dalla Romania, il gas continuerà almeno in un primo momento a essere russo. D’altronde, la prudente politica vuole evitare che Gazprom presenti le fatture (mai consegnate, mai pagate) per i consumi dei residenti nella regione separatista filorussa di Transnistria. I circa sette miliardi di dollari di debiti accumulati – oltre la metà del pil moldavo – comporterebbero la bancarotta del piccolo paese.
Al vice premier russo – già promotore dell’omonimo memorandum Kozak (2003) sulla federazione asimmetrica della Moldova – interessa salvaguardare la stabilità regionale. A dicembre si terranno le elezioni presidenziali in Transnistria e un clima rilassato potrebbe agevolare la rielezione di Vadim Krasnoselsky, amico di lunga data di Vladimir Putin (ed ex collega al Kgb sovietico). Affermando che «la Transnistria è un problema interno della Moldova», il sagace funzionario russo si scrolla di dosso ogni accusa, richiesta o impegno volto a ripristinare l’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica. Ricordando al contempo che i debiti di Tiraspol sono debiti di Chişinău.
Se l’integrità territoriale della Repubblica Moldova «non è cosa che riguarda la Russia», le munizioni dell’arsenale di Cobasna (Kolbasna) lo sono. La base – situata a due chilometri dal confine ucraino – è sotto giurisdizione russa e contiene oltre 20 mila tonnellate di armamenti. Un eventuale incidente – fortuito o indotto – causerebbe una deflagrazione di oltre dieci chilotoni con enormi danni ambientali e alla salute. Kozak si è detto dunque disponibile allo smaltimento delle pericolose munizioni. Non fidandosi a spostarle fisicamente attraverso il territorio della rivale Ucraina, l’oneroso smaltimento avverrebbe in loco. Dunque trasferendo dalla Russia in Transnistria la strumentazione necessaria, magari celando tra essa nuovi sistemi d’arma (missili e apparecchi elettromagnetici).
Lo scambio politico sarebbe notevole: economia e ambiente della Bessarabia salvi in cambio di equilibrio strategico sul Nistru/Dnestr.
A differenza del predecessore filorusso (e filoturco) Igor Dodon, l’europeista (e filoromena) Maia Sandu riscuote controintuitivamente ampio rispetto negli ambienti moscoviti. Diversamente da “Gandon” (nomignolo spregiativo che i funzionari russi riservano all’ex presidente moldavo), l’elegante politica moldava con passaporto romeno non chiede continui finanziamenti illeciti in cambio di fedeltà. Gli interessi di Russia e Moldova possono essere meglio garantiti da normali rapporti bilaterali fondati sul do ut des, anziché sul perenne ed effimero ausilio finanziario che l’attore forte (Russia) dovrebbe svogliatamente corrispondere al debole (Moldova).