L’Italia e gli assi strategici di una nazione 🇮🇹
L’interesse nazionale è una grande strategia inquadrata in una visione olistica condivisa da più attori e finalizzata al conseguimento del bene comune.
Solo comprendendo pienamente la propria identità – passata e presente – una nazione è in grado di avere una lucida visione del proprio futuro.
L’identità nazionale si compone di un aspetto personale (Chi sono gli Italiani?) ed uno impersonale (Cosa è l’Italia?). Se il primo aspetto è molto soggettivo e fa riferimento a una gamma di sensibilità individuali molto vasta, anche se spesso ampiamente aggregabili, il secondo fa riferimento a dati ed indicatori oggettivi e storicizzati: è più semplice dunque dare una risposta.
COSA È L’ITALIA?
Gli indicatori passati e presenti ci dicono che è un paese densamente popolato, povero di risorse primarie e fortemente indebitato: condannato dunque alla necessità di preservare costantemente una bilancia commerciale positiva.
L’Italia può essere dunque considerata un “paese di trasformazione”: importa risorse, le lavora ed esporta prodotti finiti. Questa è la propria vocazione, una vocazione manifatturiera difficilmente sovvertibile.
La politica energetica, o meglio la sicurezza energetica, sostiene la principale ed essenziale voce di import e costituisce l’imprescindibile strumento che permette la lavorazione dei prodotti sul territorio nazionale.
Il marketing internazionale fornisce invece risposte volte a individuare i prodotti idonei e a penetrare i nuovi mercati internazionali garantendo un sufficiente volume di export.
La logistica e le infrastrutture transnazionali sono un ombrello che copre import, trasformazione ed export.
E’ interesse per l’Italia armonizzare quanto più possibile tra loro le politiche energetiche, le politiche industriali e la logistica internazionale affinché interagiscano in sintonia il più a lungo possibile. La classe dirigente del paese dovrebbe avere una visione progettuale ambiziosa che copra l’arco temporale di due generazioni.
GLI ASSI COMMERCIALI
Le difficoltà dell’attuale contesto economico e geopolitico comporta un’aumentata difficoltà ad accedere ai mercati di approvvigionamento e a penetrare i promettenti mercati di sbocco.
I due principali assi commerciali ed energetici dell’Italia – Sud-Nord e Ovest-Est – sono saltati rispettivamente a causa di una crisi sistemica (Libia) e di una crisi di sistema (confronto Nato-Russia in Ucraina).
In assenza di concrete alternative nel medio-breve periodo è interesse impellente dell’Italia ripristinare i due assi ricercando soluzioni efficaci, anche se non ottimamente efficienti, affinché la bilancia commerciale rimanga positiva a difesa del benessere economico/finanziario della popolazione.
1.  La crisi sistemica in Libia ha generato un pericoloso vuoto di potere nella regione, il quale deve essere quanto prima colmato. Le domande che la leadership deve porsi sono:
- Con quale esercizio della forza?
- Con quale intensità ?
- In favore di quali attori regionali?
Rispondere a queste domande è essenziale per poter tornare quanto prima a riallacciare stabili legami commerciali con la sponda sud del Mediterraneo.
2.  La crisi di sistema russo-ucraina è invece risolvibile tramite la volontà e il compromesso politico degli attori statuali in competizione. Tuttavia l’allungamento dei tempi che conducono al riconoscimento condiviso di un nuovo status quo nella regione penalizza gravemente i commerci italiani. In un tale contesto ed in via temporanea, la Ragion di Stato potrebbe superare l’Etica e la leadership di governo potrebbe essere disposta a tollerare le necessarie “triangolazioni strutturate” per ovviare allo stallo delle sanzioni (e contro-sanzioni) economiche o addirittura a permettere la semplice infrazione delle limitazioni giuridiche internazionali.
LA POLITICA INDUSTRIALE
La difesa dei primari assi commerciali è interesse legittimo di una nazione. Tuttavia perde considerevolmente di significato qualora la trasformazione interna delle risorse risulti inefficiente e obsoleta.
Per uno stato impossibilitato a procedere con una mirata deindustrializzazione è logico attuare una nuova politica industriale che stabilisca cosa, come e quanto produrre.
Su quali tecnologie vale la pena investire? Certamente non su quelle il cui ciclo di vita è troppo breve o già troppo maturo.
La nazione dovrebbe investire nella ricerca di tecnologie e materiali futuri che possano bene integrarsi nei settori produttivi in cui storicamente eccelle. Capire quali siano per occupare fin da subito importanti quote di mercato è essenziale. I ricercatori e gli investitori (pubblici e privati) dovrebbero aprire dei canali di riflessione per decidere quali siano le giuste vie da intraprendere per garantire una rinnovata prosperità al sistema industriale nazionale.
Più della moltitudine di idee e intuizioni (internet delle cose, domotica, grafene…), alla classe imprenditoriale serve una maggiore costanza nell’implementazione dei progetti condivisi.
Più delle momentanee intenzioni, alla classe politica serve una maggiore lungimiranza nel sostenere le corrispettive politiche industriali.
La nazione deve fare fronte ovviamente al necessario reperimento di risorse finanziarie che possano dare impulso alla suddetta politica industriale (attrazione di investimenti esteri, utilizzo di fondi comunitari, revisione della spesa pubblica, ripristino di politiche monetarie perdute, ecc.). Una leadership competente e volitiva avrebbe il suo bel da fare nel delineare durature strategie fiscali impermeabili ai fattori esogeni. In un mondo eccessivamente e fragilmente integrato dal punto di vista finanziario, non sarà affatto semplice creare le giuste condizioni affinché sia garantita nel tempo la crescita economica e il benessere collettivo della popolazione.
DEFINIZIONE DI INTERESSE NAZIONALE
Una nazione, dopo aver indagato sulla propria identità e le proprie necessità , deve chiedersi quali siano i propri interessi.
L’interesse nazionale è una grande strategia inquadrata in una visione olistica condivisa da più attori e finalizzata al conseguimento del bene comune.
Alla leadership dello stato spetta il compito di delineare la concatenazione di obiettivi volta al raggiungimento dell’obiettivo superiore.