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✈🇧🇾 Il volo intercettato in Bielorussia

Domenica l’aereo che effettuava il volo Ryanair tra Atene e Vilnius è stato intercettato da un caccia Mig-29 bielorusso e costretto ad atterrare all’aeroporto di Minsk a seguito di un finto allarme bomba. A bordo del velivolo si trovava il giornalista dissidente bielorusso Roman Protasevich, che è stato arrestato. Il giovane oppositore politico compariva nella lista dei ricercati per atti di terrorismo ed estremismo ai danni della Bielorussia. L’operazione è stata orchestrata dai servizi segreti del regime di Aleksandr Lukašenka.

Perché conta: Il fatto è accaduto in un contesto geopolitico delicato per la Bielorussia, fra la crisi politica interna e la tensione diplomatica esterna. Gli attriti emergono sia nei confronti delle cancellerie occidentali sia nei confronti della Federazione Russa, che da tempo sollecita Minsk alla lealtà anche in campo militare.
Il presidente Lukašenka impiega metodi non ortodossi per scongiurare una rivoluzione colorata sulla falsariga di quanto accaduto in Ucraina nel 2014. Finendo così per allargare il fronte della guerra per procura fra Russia e Stati Uniti. La presenza nell’entourage del presidente americano Joe Biden di figure attive durante le concitate fasi iniziali della crisi russo-ucraina non lascia dormire sonni tranquilli al “venerato padre” della Bielorussia. E insospettisce i decisori politici di Mosca.
Nato, Nazioni Unite, Unione Europea, Lituania e Stati Uniti hanno tutti reagito con comunicati pieni di sdegno. Secondo il segretario di Stato americano Antony Blinken, «questo atto scioccante» ha messo a repentaglio la vita di 120 passeggeri. Oltre all’immediato rilascio di Protasevich, le commissioni parlamentari per gli Esteri di Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito, Germania, Polonia, Cechia, Lettonia e Lituania hanno chiesto congiuntamente la sospensione di tutti i voli da, per e sopra la Bielorussia. La quale ha ritardato la partenza di un aereo della compagnia tedesca Lufthansa. Quasi a sfidare il paese più importante dell’Ue – lo stesso paese che nei mesi scorsi ha ospitato l’oppositore politico russo Alexey Naval’nyj – proprio nei giorni del Consiglio Europeo.
Da questa crisi Mosca ottiene due risultati non indifferenti: primo, la conferma che il duro contrasto a quella che viene percepita come propaganda esogena paga; secondo, l’impossibilità per Lukašenka di riaprire all’Occidente. La Bielorussia è e rimarrà parte integrante del Russkij mir (Mondo russo) principalmente a causa dell’ostracismo occidentale e del salvataggio da parte del Cremlino del presidente nelle proteste della scorsa estate.
Il Cremlino considera lecito il dirottamento del volo Ryanair Fr4978, motivandolo come atto “pratico e necessario” per combattere le minacce alla sicurezza nazionale della ex repubblica sovietica. La portavoce Maria Zakharova considera a sua volta «scioccante» l’ipocrisia dell’Occidente e rimarca il comportamento disomogeneo delle “democrazie civilizzate” citando l’adagio latino Quod licet Iovi, non licet bovi (Ciò che è concesso a Giove, non è concesso al bove). Sulla stessa lunghezza d’onda, il capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos Dmitrij Rogozin sostiene addirittura che Polonia e Romania siano attive da tempo nella “pirateria aerea”, paragonando il caso bielorusso all’incidente del 2017, quando al velivolo su cui stava viaggiando da Mosca a Chişinău fu interdetto l’accesso allo spazio aereo romeno.
L’alta risonanza data al dirottamento bielorusso – caso insolito, ma tutto sommato minore – potrebbe complicare l’incontro Biden-Putin di giugno. A riprova della difficoltà di riavvicinare i due poli avversari.

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