🇵🇱 Il gas della Polonia
Il plenipotenziario per le infrastrutture energetiche della Polonia Piotr Naimski ha confermato le intenzioni di Varsavia di non estendere il contratto con Gazprom per le forniture di gas naturale russo a partire dal 2023. Il funzionario polacco confida di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale grazie alla realizzazione del progetto Baltic Pipe che (nelle intenzioni) da ottobre 2022 collegherà il paese alle riserve di gas norvegesi.
Perché conta: L’esternazione di Naimski giunge all’indomani del completamento del gasdotto sottomarino russo-tedesco Nord Stream 2, che bypasserà il territorio polacco privando Varsavia delle laute royalties per il transito di idrocarburi verso i ricchi mercati occidentali. Questo non comporta solo la compressione delle rendite finanziarie polacche, ma anche una perdita in termini di sicurezza energetica. In assenza di alternative, la Polonia si ritroverebbe a corrispondere alla Germania una somma notevole per i diritti di transito del gas russo attraverso la Pomerania tedesca. Uno smacco intollerabile per Varsavia, che vede di cattivo occhio il sodalizio tra i due nemici storici.
Se il gas di scisto statunitense è un’alternativa particolarmente onerosa e rischiosa, l’accesso alle riserve norvegesi rappresenta una soluzione più appetibile. La portata di 10 miliardi di metri cubi annui del Tubo Baltico ridurrebbe drasticamente la dipendenza energetica da oriente, accrescendo contestualmente l’influenza polacca sui paesi centro-orientali che sperimentano simili problematiche (Ucraina in primis). Grazie allo scudo missilistico di Redzikowo, la Polonia costituisce già un perno militare essenziale per il fianco orientale della Nato. Un gasdotto polacco-danese che approdi alle coste della Pomerania polacca assegnerebbe a Varsavia anche il ruolo di garante della sicurezza energetica dei paesi del Trimarium.
Ma gli auspici non sempre collimano con la realtà . Le parole del plenipotenziario polacco rivelano un forte nervosismo. Annunciare la rottura dei rapporti con l’unico fornitore certo ancor prima di avvalersi d’una alternativa sicura non denota grande sagacia. La realizzazione del segmento di gasdotto polacco-danese potrebbe essere interrotta a causa delle pressioni di Berlino su Copenaghen. Il satellite germanico – che non teme minacce alla propria sicurezza energetica grazie alla doppia alternativa gasiera tedesco-scandinava – potrebbe non voler scontentare l’influente vicino teutonico. Sospendere il progetto del Baltic Pipe per motivi legati alla tutela ambientale sarebbe il pretesto ottimale per Berlino, che vedrebbe così il vicino orientale forzosamente legato a sé sul piano economico-industriale.
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