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🇭🇺 Equidistanza ungherese

Intervistato da Euronews, il ministro degli Esteri dell’Ungheria Péter Szijjártó ha annunciato che Budapest Â«non accetterà ulteriori truppe della Nato sul suo suolo come risposta alla crisi ucraina. Abbiamo già le truppe dell’Alleanza sul nostro territorio: l’esercito ungherese, che è sufficiente a garantire la sicurezza del paese». Szijjártó ha poi spiegato che Â«le sanzioni possono o devono esserci solo se succede qualcosa. In ogni caso, è ormai ovvio che non funzionano».

Perché conta: Il governo di Viktor Orbán vuole ritagliarsi uno spazio di equidistanza tra Stati Uniti e Russia, ritenuti ambedue paesi partner dell’Ungheria. I primi per le attenzioni riservate alle esigenze mitteleuropee (talvolta in discrepanza con le politiche Ue), la seconda per i comuni interessi energetici e commerciali.

Ecco perché il ministro magiaro frena sul dispiegamento di truppe aggiuntive nella pianura pannonica, pur rimarcando l’inclusione dell’Ungheria nello spazio euroatlantico. L’accoglienza di soldati americani inficerebbe i buoni rapporti economici con la Russia, senza peraltro garantire congrue contropartite politiche dagli Stati Uniti. L’orientamento internazionale di Budapest si fonda su un bilanciamento delle aspirazioni: stabilità centroeuropea garantita da Washington (già in essere) e sicurezza energetica promessa da Mosca (in divenire). Rimarcando l’inutilità delle sanzioni contro la Russia, Szijjártó vuole mettere al riparo gli interessi economici di medio-lungo termine del suo paese.

L’Ungheria non si sente in alcun modo minacciata dall’assertività russa, ritenendo lontani i tempi sovietici. Secondo i calcoli delle autorità magiare, qualsiasi avventura militare moscovita non potrebbe né protrarsi a lungo né spingersi troppo lontano. Certamente non fino al cuore del Vecchio Continente. Nonostante l’ingente ammassamento di truppe russe non lontano dai confini dell’Ucraina, Szijjártó si dice «certo che l’invasione non avverrà».

A questo, va aggiunto che la diplomazia ungherese è totalmente restia a mostrare una genuina solidarietà a un paese – l’Ucraina – che pratica discriminazioni linguistico-culturali (talvolta coprendo incidenti interetnici) verso la comunità magiara di Transcarpazia.

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