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💥 Donbas esplosivo

Nella tarda sera del 18 novembre si sono verificate forti esplosioni di matrice governativa nei sobborghi di Donec’k (Jasynuvata) in Ucraina orientale. Le deflagrazioni sempre più potenti e frequenti sulla linea di contatto del Donbas sono segno evidente del clima esacerbato tra Ucraina e Russia.

L’abolizione delle restrizioni doganali tra le repubbliche separatiste e la Federazione Russa, sommata alla sospensione delle essenziali forniture di gas e carbone alle porte dell’inverno, genera isteria tra le autorità di Kiev. La libera circolazione di beni e persone tra i capoluoghi ribelli (Luhans’k e Donec’k) e la “madrepatria” voluta dal presidente Vladimir Putin – per giunta in assenza di monitoraggio Osce – è percepita come agile sistema per garantire flusso continuo di armi, munizioni e assistenza militare alle forze separatiste. Finendo così per annullare l’oneroso ausilio a intermittenza dei partner occidentali, come il recente stock di 80 tonnellate di munizioni provenienti dagli Stati Uniti dal valore di 60 milioni di dollari.

Le preoccupazioni di Kiev sono accresciute dai 28 programmi per l’Unione statale tra Russia e Bielorussia, che i due paesi confinanti hanno approvato il 4 novembre. Anche grazie alla nuova dottrina militare congiunta, sarà concessa a Mosca una presenza più pervasiva nel cuneo bielorusso, accerchiando l’Ucraina a settentrione. La possibilità del Cremlino di schierare sistemi missilistici tattici Iskander-M nel paese satellite non è percepita dallo Stato maggiore ucraino come mero messaggio ai paesi della Nato, bensì come risposta concreta all’uso di droni turchi Bayraktar Tb2 nel Donbas. Se l’abbattimento di questi sofisticati velivoli in azione risulta particolarmente difficoltoso, l’impiego delle batterie terra-terra contro gli Uav parcheggiati nelle basi aeree ucraine appare più semplice ed efficiente. Il sodalizio tra Vladimir Putin e Aljaksandr Lukašėnka non lascia centimetro del vasto suolo ucraino immune alla missilistica tattica russa.

Il rinnovato attivismo bellico di Kiev nell’est del paese va letto come tentativo di catturare le attenzioni di Washington, nonché il supporto del dipartimento della Difesa americano, l’unico in grado di scongiurare un’aggressione russa su larga scala e favorire l’adesione dell’Ucraina nella Nato. Il segretario Lloyd Austin – proprio ieri in visita nella capitale ucraina – ha rinnovato il supporto degli Stati Uniti alla causa di Kiev, ma procrastinato il tema dell’allargamento dell’Alleanza Atlantica.

Che l’atteggiamento ucraino sia vincente o meno, poco importa agli strateghi d’oltreoceano. Conta solo l’effetto logorante che la guerra per procura esercita sul rivale russo.

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