🇩🇪🇺🇦🪖 Burle tedesche all’Ucraina
La Germania ha offerto 5 mila elmetti militari all’Ucraina, a fronte di una richiesta di 100 mila caschi e giubbotti antiproiettile. Le autorità ucraina si dicono sgomente. Per il sindaco di Kiev Vitalij Klyčko è «uno scherzo»; l’ex pugile ha ironizzato sprezzante: «Cosa ci invieranno poi, cuscini?».
Perché conta: La ritrosia tedesca ad accordare forniture militari all’Ucraina è percepita a Kiev come un «incoraggiamento a Putin» per le sue politiche assertive. Il blocco alla consegna di 90 fucili semi-automatici di precisione Barrett M82 provenienti dagli Stati Uniti e di 20 sistemi antidrone Edm4s Sky Wiper dalla Lituania (armi già pagate a inizio 2021) è ancor più eloquente per le preoccupate autorità ucraine, che concepiscono tali azioni come violazioni del libero commercio internazionale e soprattutto sabotaggio alla difesa dello Stato. Ma le proteste pubbliche del presidente Volodymyr Zelensky non sembrano persuadere il nuovo governo tedesco del cancelliere Olaf Scholz a concedere una concreta assistenza militare all’ex paese sovietico. Le stesse armi anti-carro “difensive” promesse dal Regno Unito sono state consegnate all’Ucraina mediante voli che hanno bypassato lo spazio aereo della Germania. La quale non concede a Kiev nemmeno la consegna di armi di produzione e provenienza straniera.
Il ministro della Difesa della Germania Christine Lambrecht ha reiterato il rifiuto di consegnare armi «che possano inclinare la bilancia militare» tra Russia e Ucraina, ma si è detta disponibile a inviare un ospedale da campo. Quasi a evidenziare l’inevitabilità della guerra su suolo ucraino. Una solidarietà assai bizzarra per gli alti comandi delle Forze armate di Kiev, che considerano l’ulteriore idea tedesca di attivare lo Strumento europeo per la pace – fondo Ue fuori bilancio istituito nel marzo 2021 – come un modo subdolo per ripulirsi la coscienza con missioni civili-militari dalle regole d’ingaggio assai limitanti. E ripartendo i costi aggiuntivi anche su quei paesi mitteleuropei economicamente inferiori, che già sostengono sforzi finanziari di riarmo e approntamento militare proporzionalmente superiori.
A irritare particolarmente i notabili ucraini è l’approccio giustificante o addirittura ammiccante delle élite tedesche verso i siloviki russi. Il recente caso delle dimissioni forzate del capo della Marina militare tedesca, il vice ammiraglio Kay-Achim Schönbach, sarebbe solo un esempio dell’intimo afflato tra Russia e Germania che pervade gli apparati teutonici. A innervosire i decisori di Kiev non è tanto l’accettazione diffusa dell’irreversibilità del nuovo status della Crimea – «l’Ucraina non riuscirà mai a recuperarla» – bensì l’ammirazione dei funzionari tedeschi verso il nemico numero uno – «va dato a Putin il rispetto che merita».