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🇺🇸🇺🇦 Blinken e Nuland a Kiev

Il 5-6 maggio, il segretario di Stato Usa Antony Blinken si è recato in visita in Ucraina per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky, il primo ministro Denys Shmyhal, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e il presidente del parlamento monocamerale Dmytro Razumkov. Tra i temi trattati: la lotta alla corruzione, lo sviluppo economico e la prospettiva euroatlantica.

Il capo della diplomazia statunitense vuole legare con i vertici di Kiev e accantonare gli imbarazzi derivati dall’Ukrainegate, che investì l’attuale inquilino alla Casa Bianca Joe Biden. Per farlo, intende calcare la mano sulle riforme e sulla lotta alla corruzione, grandi cavalli di battaglia dell’ex attore Zelensky prima e durante la campagna elettorale. Ma soprattutto esige che l’Ucraina si affranchi dal senso di soggezione nei confronti della Russia e si leghi sempre più all’affollato schieramento euroatlantico.
Come partner, non come membro della Nato.
Per dare peso a questo approccio, Blinken ha portato con sé un volto non nuovo nel confronto fra Washington e Mosca per il controllo economico, strategico e culturale dell’Ucraina: Victoria Nuland. La “dama dei biscotti” – oggi numero 3 al Dipartimento di Stato – fu molto attiva sotto l’amministrazione Obama nel sostegno ai manifestanti di Jevromajdan (2013-2014), applicandovi le teorie sulla sovversione “non-violenta” del politologo Jene Sharp. La lotta alla corruzione era il nobile pretesto; la sottrazione dell’Ucraina alla Russia il vero obiettivo.
Questo incontro è utile a Washington per legare le mani a Zelensky (propenso a inizio mandato a un accordo con Mosca) e a precisare al suo entourage che, in assenza di sostegno militare americano, l’intera nazione verrebbe assoggettata alla Federazione Russa.
Gli apparati ucraini si stanno già adeguando al nuovo corso della Casa Bianca. Il capo della Guardia di frontiera Sergey Deineko ha rivelato che sono state realizzate trincee anti-carrarmato per 400 chilometri lungo il confine con la Russia nella regione di Kharkiv. Evidentemente si teme un’offensiva russa lungo la direttrice Voronež-Kharkov. Ma l’opera è più simbolica che utile: rappresenta il volere delle élite ucraine di staccarsi completamente dall’ingombrante vicino.
La visita di Blinken è condita dalle affermazioni di alti esponenti Nato e dalla risonanza di importanti testate, secondo cui il ritiro delle truppe russe dai confini orientali dell’Ucraina è solo un bluff.
Sicuramente il giro di incontri di Blinken e Nuland a Kiev mette sul chi va là i decisori politici di Mosca, già scottati in passato. La diplomazia russa non mancherà di comunicare le proprie posizioni dosando le parole; intanto, giovedì ci sono state ben sedici violazioni al cessate-il-fuoco nel Donbas, con due morti tra le fila governative.

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