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🌊⚫ Acque agitate nel Mar Nero

Gli Stati Uniti hanno annullato il dispiegamento dei cacciatorpediniere USS Theodore Roosevelt e USS Donald Cook nel Mar Nero, precedentemente annunciato per il periodo dal 14 aprile al 4 maggio. Lo riferiscono fonti diplomatiche di Ankara, specificando altresì di non aver ricevuto alcuna richiesta di rinvio del transito delle due navi attraverso gli Stretti, inizialmente programmato per ieri e oggi.

Perché conta: In un contesto di alta tensione tra Russia e Ucraina, il dispiegamento delle due imbarcazioni militari americane sarebbe stato percepito da Mosca come ben più di una provocazione. Sarebbe stata una vera e propria intromissione nello spazio geostrategico e operativo russo, che comprende l’intero specchio d’acqua eusino. Prima che l’ingresso nel bacino fosse sospeso, la Marina russa aveva ordinato alla flotta del Mar Nero di salpare da Sebastopoli per esercitazioni militari con l’impiego effettivo di proiettili. L’azzardo era alto: in caso di incidente navale, la guerra per procura attualmente in corso nel Donbas si sarebbe trasformata in conflitto bellico più o meno aperto tra le due grandi potenze nucleari. Meglio non rischiare, né bluffare.
Il passo indietro di Washington – seppur all’ultimo minuto – solleva il problema tra le cancellerie occidentali su come affrontare le sfide presenti e future nel Mar Nero, anello debole del fianco orientale della Nato. Le misure A2/Ad (sigla di anti-access/area-denial) approntate dalla Federazione Russa nello spazio eusino risultano efficaci. E potrebbero consolidarsi ulteriormente.
Secondo il ministro della Difesa ucraino Andriy Taran, interpellato dalla sottocommissione per la Difesa del Parlamento europeo, la Russia si appresterebbe non solo ad attaccare il suo paese dalla Crimea, ma anche a trasportare nella penisola delle bombe nucleari, disponendo già dei luoghi idonei a tale scopo. In un’intervista, l’ambasciatore ucraino in Germania Andrij Melnyk ha paventato (improbabili) contromisure: “se l’Ucraina non diventa membro Nato, perseguirà un proprio status di potenza nucleare; come potrebbe difendersi altrimenti?”.
La tensione attorno alle acque della Crimea è elevata. Il Cremlino ha trasferito nei giorni scorsi dal Mar Caspio al Mar d’Azov, attraverso il canale del Volga-Don, una serie di imbarcazioni d’assalto anfibio. Forse per approntare uno sbarco sulla costa nord del Mar d’Azov e ristabilire così un corridoio terrestre fino alle foci del Dnipro/Dnepr. O forse per lasciarlo credere e spingere Kiev a ripristinare – senza combattimenti – i vitali rifornimenti idrici alla Crimea.
Nel caso di una reale aggressione russa, difficilmente la Nato potrà intervenire con concreti appoggi navali. È di gran lunga più probabile che si attivi mediante un coinvolgimento terrestre nella logistica e negli armamenti.

Intanto l’amministrazione Biden ha annunciato una serie di nuove sanzioni contro personalità russe, nonché l’espulsione di una decina di diplomatici moscoviti. Inoltre, la Casa Bianca vieterà agli operatori finanziari statunitensi di acquistare titoli di Stato russi, aggravando le condizioni erariali del Cremlino. Seppur non decisivo, il dispositivo finanziario rimane il più spendibile e immediato nelle mani di Washington.

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